Dopo la nascita del PrimoFiglio

Quando arriva il PrimoFiglio cambiano moltissime cose. Il primo periodo non è mai facile.

La coppia pensava di diventare in tre, ma presto può rendersi conto che gli attori in scena sono molti di più: i propri genitori e i con-suoceri, per cominciare. Molte persone (familiari, parenti, amici, vicini) potrebbero per un certo tempo venire a fare visita ai neo-genitori e al nuovo venuto, dando un senso di oppressione, soprattutto alla mamma.

Oppure i genitori potranno sperimentare entrambi un senso di solitudine, la mamma perché desidererebbe una figura esperta o di fiducia accanto a lei, e il papà perché potrebbe sentirsi molto a disagio nel non capire come esserle utile in questo frangente.

Molte coppie pensano che l’arrivo di un figlio unisca e cementifichi il rapporto: “tre è il numero perfetto”, “un figlio si fa in due”, “corona il sogno di avere una famiglia”, ecc.

Prima cosa: un figlio unisce, ma al contempo divide. I momenti di coppia si fanno più rari, la stanchezza aumenta. Diventa più difficile per la coppia programmare momenti di relax; talvolta si prospettano anche spese notevoli (per es. cambiare casa o anche solo automobile), che possono essere fonti di stress e fanno sì che all’improvviso anche la gestione del denaro risenta del nuovo arrivo.

Secondo, pensavate o speravate che i vostri genitori, diventando voi genitori a vostra volta, vi avrebbero finalmente trattati da uomini o donne adulti e magari scoprite invece che vi considerano e vi trattano ancora come figli.

Terzo, ciascuno comincia a pretendere o a desiderare la propria parte: il papà si sente trascurato dalla compagna o vice-versa, la mamma non si sente più vista come donna (e forse non si propone più come tale, almeno nel senso di prima del parto), le nonne possono sentirsi molto coinvolte o molto escluse ed essere gelose l’una dell’altra, reagendo magari in modi molto diversi, per es. l’una ritirandosi per non competere e l’altra invadendo lo spazio e i tempi familiari.

Infine, per citare soltanto alcune situazioni comuni, entrambi i patners possono agire -anche senza esserne consapevoli – nell’ottica di un bilancio debiti-crediti con la famiglia di origine.

Ecco un esempio reale.

Mara e Alberto sono insieme da quando avevano 16 anni. Si sono sposati a 19 e sono la coppia che ogni coppia desidererebbe essere. Innamorati e affiatati. Mara ha un carattere forte, è una libera professionista che sul lavoro dà il 100%, ma il fine settimana e in ogni occasione possibile lei e Alberto trascorrono momenti di puro piacere di stare insieme.

Alberto ha perso il padre a 3 anni, di lui non ricorda nulla. Sua madre non ha mai voluto che un altro uomo crescesse i figli. Alberto adora Mara.

Quando hanno ventisei anni arriva Elisa, e la coppia va in fortissima crisi.

Mara: “Alberto è il padre migliore che si possa immaginare: si alza sempre lui di notte a cambiare i pannolini, prepara il biberon, addormenta Elisa tutte le sere ed è lui ad alzarsi all’alba.”

Terapeuta: “Dov’è il problema?”

Mara: “Che io non ho una figlia, ho una creatura che biologicamente allatto, per il resto è Alberto a sapere di che cosa Elisa abbia bisogno: se ha fame, se ha sonno, cos’ha quando piange… Dice che si occupa tanto di lei per farmi riposare di più. Io lo ringrazio, ma fare la madre credo che non sia mai stato riposante per nessuna donna, eppure è un’esperienza che ogni donna desidera fin da quando è piccola e gioca alla famiglia. Ascoltando i racconti della mie colleghe che ci sono già passate, con mariti che pensavano che il loro unico dovere fosse lavorare e portare a casa un valido stipendio, inizialmente mi sentivo molto fortunata per come è Alberto, ora mi rendo conto che non ho più un compagno e che non cresco una figlia. Alberto è un “mammo”, che da mesi ha perso qualsiasi interesse per me e per tutto ciò che non sia Elisa .. o sua madre

Mara arriva da una famiglia di tre, ha i genitori lontani e ritiene che abbiano dato entrambi il massimo. “Non ho debiti da saldare.” dice.

Alberto: “Io ho perso il papà a tre anni, non ricordo nulla di lui. Se capitasse una cosa del genere ad Elisa, se dovesse capitare a me di andarmene all’aldilà, vorrei poter dire con soddisfazione di essere stato per lei il miglior padre possibile. E poi, mio fratello è un totale fallimento come padre, in ogni minuto libero si fa i fatti propri. Mia madre non ha potuto vedere suo marito fare il padre, si merita di vederne almeno uno in famiglia”

Alberto cerca soltanto di fare il bravo papà, ma di fatto non si rende conto di immolare così la vita di coppia per saldare due debiti importanti: confermare alla madre che almeno un figlio su due le è riuscito bene e perfino risarcire la figlia per la morte di un padre (che non si vede proprio perché dovrebbe morire…)

In questa partita fra Alberto, suo fratello e la loro madre, l’unione di coppia non ha posto, e infatti va alla deriva. Il puzzle pare esistere anche senza il tassello “coppia”.

Sacrificarsi non significa rinunciare, ma operare nell’ottica di un interesse superiore e comune. Alberto sacrifica la coppia e il desiderio di Mara di essere mamma a un interesse superiore che però non è comune: saldare i propri debiti con una possibile Elisa orfana di padre e risarcire la propria madre.

Sono moltissimi i motivi per cui una coppia può andare in crisi alla nascita del PrimoFiglio e sono moltissime le coppie che in effetti conoscono una crisi spesso di lunga durata, a cui talvolta sperano di rimediare partorendo un secondo figlio.

Affrontare la crisi significa dare un senso a quello che sta succedendo, ed è molto importante dare un senso a tutto, perché soltanto trovando una posizione coerente a ogni tassello, si ricompone un nuovo puzzle dotato di senso per tutti.

Federico Baldi